La Sacra di San Michele e l'arcobaleno
fascina di canapa
Sacra di San Michele
lavorazione delle corde, Ecomuseo della Cultura della Lavorazione della Canapa
Valle di Susa vista dalla Sacra di San Michele
Theodor von Hormann, 1840-1895, Hanfeinlegen
Il telaio e la navetta di Bruno Tessa
canapa ad essiccare
progetto sentieri 2014
coltivazioni 2015

Presentazione

dell’Associazione CanapaValleSusa

 

Cos’è CanapaValleSusa

CanapaValleSusa è un’associazione di promozione culturale che nasce, nell’autunno del 2013, con l’obbiettivo di rilanciare la coltivazione e l’utilizzo della canapa in tutti gli ambiti, a partire ovviamente da quello agricolo,  promuovendo e sostenendo il suo utilizzo nei vari settori  produttivi, fino ad arrivare a sponsorizzarlo come prodotto  alimentare e salutistico.

La pianta della canapa

La canapa è una pianta annuale dal ciclo molto veloce, grazie allo sviluppo di profonde radici a fittone si cerca l’acqua per cui, a parte nella fase germinativa, successivamente non richiede irrigazione, è una pinta rustica senza particolari esigenze, necessita di azoto per svilupparsi al meglio ma una concimatura a base di letame è più che sufficiente, è miglioratrice dei terreni perché le radici profonde lavorano il terreno e rimanendo nel campo insieme alle foglie, lo fertilizzano restituendogli parte dei nutrienti a fine stagione, non necessita di diserbanti perché l’imponente sviluppo fogliare inibisce la crescita delle infestanti, è quasi impossibile che subisca un attacco così massiccio da richiedere l’utilizzo di antiparassitari perché ha pochi antagonisti e si auto-produce sostanze che la proteggono da insetti, muffe o batteri. Per queste ragioni è ottima inserita nella rotazione, specie con le coltivazioni autunno-vernine, ed è adatta alle coltivazioni biologiche.

Usi moderni della canapa

 La canapa è una pianta dalle incredibili potenzialità dalla quale si possono ricavare molteplici prodotti: dalla sua fibra si ottiene dal tessuto alle tele, sacchi e reti, dalla sua parte legnosa, il “canapulo”, ottimo come lettiera, si può ricavare la carta o prodotti per la bioedilizia, dai suoi semi si ricava olio e farina dalle eccezionali proprietà nutritive, quest’olio inoltre può essere la base per prodotti cosmetici, detersivi, biocarburanti o plastiche biodegradabili. Qualunque attività in questo settore ad oggi pare che comporti considerevoli investimenti, anche a causa di una mentalità diffusa tra ricercatori e investitori che non riesce ad uscire da schemi industriali e dall’economia del denaro.

Obbiettivi di CanapaValleSusa

CanapaValleSusa è un’associazione che nasce da un forte e motivato nucleo di quattro donne, ognuna con la sua storia, la sua formazione, il suo lavoro. Per ragioni molto diverse si sono interessate di canapa e hanno deciso di trasformare questo interesse in una realtà concreta.

L’associazione ha come obbiettivo primario l'attivazione della rete di conoscenze e competenze, di risorse economiche e umane utili a creare le condizioni per l'avvio di una produzione agricola e manifatturiera della canapa in Valle di Susa.  

Il contesto e le motivazioni

Nel territorio della Valle di Susa assistiamo ad un progressivo impoverimento provocato dalla crisi economica e industriale. La crisi, lungi dall’essere alla fine, sta progressivamente facendo perdere posti di lavoro. La politica primariamente, ma anche i soggetti sociali, gli intellettuali, i pensatori e soprattutto i singoli dovrebbero sentire la necessità di ripensare a un modello sociale ed economico, un modello nel quale anche il lavoro, il suo ruolo e i suoi modi siano rivisitati per adattarsi a questa situazione contingente di crisi che sta diventando sempre più strutturale e irreversibile. Partendo da queste riflessioni ci siamo domandate come si può dare una risposta ai bisogni delle persone trovando nel territorio le materie prime e chiedendo al territorio stesso di produrle e lavorarle, ci siamo chieste in sostanza, “cosa serve?” e seppure le esigenze sono molteplici e il discorso potrebbe in realtà diventare smisurato, una piccola risposta vorremmo provare a comporla attraverso l’elaborazione e, speriamo, la realizzazione dei nostri diversi progetti di filiera.

Dopo il successo del primo progetto pilota di coltivazione nel 2014, l’associazione si è impegnata a moltiplicare i siti di coltivazione nel 2015, aumentando sensibilmente le superfici e si cominciano a delineare i concreti margini per chiudere sul territorio la filiera alimentare, continuano le sperimentazioni sulla valorizzazione della fibra di canapa e si preannuncia un interessante collaborazione per sostenere un progetto di filiera artigianale del tessile.

Progetti di filiera

I possibili progetti di filiera

Ad oggi CanapaValleSusa sta realizzando l’avvio del secondo anno di coltivazione che vede coinvolte aziende agricole e coltivatori privati, per una superfice complessiva totale di quasi quattro ettari, in appezzamenti di varie dimensioni e sui territori della valle di Susa, della Val Sangone e del Pinerolese.

Nel corso del primo anno si è maturata una parziale competenza agronomica specifica da parte degli agricoltori che ci consentirà di gestire con più consapevolezza la coltivazione di quest’anno e migliorare le rese di granella.

Gli obiettivi dell'Associazione sono diversi a partire dalla realizzazione di un mulino e di un frantoio per la produzione di olio e farina di canapa, a quello di creare una modalità di trasformazione degli steli e un punto di conferimento delle piante raccolte accessibile a tutti gli agricoltori nel raggio massimo di una trentina di chilometri.

Il progetto di filiera del tessile artigianale

La canapa coltivata esclusivamente a scopo tessile ad oggi, industrialmente, non ha prospettive di tenuta sul mercato a causa della sommatoria dei costi di ogni singolo procedimento che serve a realizzare il filato. Potenzialmente però una lavorazione artigianale o semiartigianale potrebbe consentirle di trovare una nicchia di mercato. Se si cominciasse, seppure in piccolo, ad avviare una produzione di canapa ad uso tessile, questa potrebbe creare un interesse verso questa fibra e conseguentemente riattivare la ricerca e lo sviluppo indispensabili per modernizzare il processo rendendolo salubre ed economico. L’associazione, dopo aver realizzato dei cicli di corsi di tessitura in collaborazione dell’azienda agricola-artigianale “La casina del Rocco” di Rubiana, sta esplorando le possibili strade per continuare in questa direzione con l’obbiettivo di formare un nucleo di tessitrici manuali competenti così da costruire i presupposti per l’attivazione di un’attività artigianale manifatturiera locale di nicchia.

Criticità riscontrate:

Nel nostro percorso abbiamo riscontrato fortemente alcune criticità che ostacolano e in molti casi potrebbero impedire lo sviluppo di piccole realtà locali di filiera:

  •          Tracciabilità delle sementi: a causa della normativa sugli stupefacenti è difficilmente gestibile la distribuzione di quantità di sementi su un territorio frastagliato come quello montano.
  •         Quantità minima acquistabile: per ragioni che ancora non ci sono note o chiare, i sacchi di sementi certificate vengono commercializzati in quantità minime di 25 kg, adatti ad estensioni di molto superiori a quelle che un agricoltore può spesso mettere a disposizione in un territorio come il nostro Per evitare inutili sprechi di sementi e di denaro bisognerebbe abbassare e rendere reperibili sul mercato le quantità minime commercializzabili, così che anche sacchi da 1 kg o da 5 kg possano essere acquistati dalle piccole realtà agricole accompagnate dal cartellino di certificazione originale.
  •          Una normativa uniforme che preveda anche la possibilità di attivare delle procedure sulla distribuzione del seme da parte di realtà aggregate o associative come la nostra, in modo legalmente tutelante, questo rassicurerebbe e consentirebbe una più ampia diffusione di esperienze come la nostra. A tal proposito alleghiamo a questa relazione il testo di una mail, che propone una procedura di distribuzione, che la nostra associazione ha inviato alla fine del 2013 a diversi uffici delle forze dell’ordine e a diversi ministeri. Tale e-mail aveva come obbiettivo farsi autorizzare a un metodo di distribuzione (che sappiamo prassi comune in altre zone d’Italia come la Romagna), ferma restando la legislazione attuale, che ribadiamo però sia estremamente necessario rivedere, con una particolare attenzione a realtà complesse e delicate come quelle montane.
  •        Reperibilità delle sementi sul mercato: è necessario sostenere e avviare in Italia più attività sementiere autorizzate alla produzione delle sementi di canapa, in grado di riprodurre e commercializzare sementi di varietà italiane, questo perché il forte rilancio di questa coltura sta rendendo difficoltoso il reperimento delle sementi e quasi monopolistica la loro gestione in termini di quantità e di prezzo.
  •       Meccanizzazione della raccolta e sviluppo tecnologico: per poter sperare di sostenere la coltivazione di questa pianta è necessario identificare delle modalità di raccolta meccanizzata con mezzi agricoli adeguati alla tipologia di coltura ma anche al territorio montano in cui si opera, inoltre gli impianti di prima trasformazione in Italia al momento sono pochissimi, e il loro acquisto comporterebbe esborsi economici che non sarebbero giustificati e non garantirebbero la qualità e quindi la commercializzazione del prodotto sui pure molteplici mercati.
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